Le tre conversazioni contemporanee

03/09/2020 • Articoli


In un breve, ma ricco articolo Ed Batista – Executive Coach ed insegnante e Stanford, descrive quello che avviene mentre siamo impegnati in una conversazione. Pare scritto da un coach per i coach, ma non è così perchè sono le dinamiche che avvengono in qualsiasi conversazione. Cioè, quando parliamo con un'altra persona, hanno luogo contemporaneamente tre conversazioni:

1) Il TestoLe parole pronunciate e le altre espressioni verbali esplicite che potrebbero essere riportate in un documento scritto.

2) Il Film MutoTutte le altre forme di segnalazione interpersonale, in gran parte visive o non verbali, ma spesso facili da perdere e difficili da interpretare. Espressioni facciali, linguaggio del corpo, tono della voce, ritmo e cadenza del discorso, respirazione pesante o superficiale, contatto visivo (o la loro mancanza), lacrime incipienti (o lacrime reali), ecc.

Sì, avete ragione: come facciamo a percepire il tono della voce (ad esempio) se è “muto”? Facciamo uno sforzo di immaginazione: alla scena togliamo solo la comprensibilità di quanto viene detto. Immaginiamo ci stiano parlando in lingua inuktitut.

 

3) Il Dialogo InterioreLa conversazione con noi stessi su come stanno andando le prime due conversazioni.

Quali sono le implicazioni sulla nostra efficacia come comunicatori?

Quando ci concentriamo sul Testo a scapito del Film Muto, ci perdiamo un'immensa quantità di dati potenzialmente utili. L'idea che "il 93% della comunicazione non sia verbale" è comunque un mito che è stato confutato dallo stesso Albert Mehrabian, lo psicologo dell'UCLA la cui ricerca è stata la base di tale risultato. Un passo fondamentale per diventare un comunicatore migliore è aumentare la propria consapevolezza dell'azione del Film Muto.

Ma è altrettanto importante riconoscere i limiti della nostra capacità di interpretazione. Gli esseri umani, infatti, sono spinti a "creare una serie infinita di narrazioni esplicative che gli permettono di navigare nel mondo; potremmo chiamare questo impulso primordiale il 'motore narrativo'... ma uno dei dilemmi che incontriamo in questo processo è che è quasi impossibile spegnere questo motore - non possiamo fare a meno di creare una storia per spiegare una determinata situazione, anche quando le informazioni a nostra disposizione sono incomplete o imprecise."

Le storie che inventiamo per dare un significato ai dati osservati nel Film Muto sono in gran parte intuitive, e gli psicologi Gary Klein e Daniel Kahneman hanno esplorato congiuntamente la misura in cui le nostre intuizioni sono accurate:

McKinsey Quarterly: L'intuizione è più affidabile in determinate condizioni?

Gary Klein: Ne abbiamo identificate due. In primo luogo, ci deve essere una certa struttura in una situazione, una certa prevedibilità che consente di avere una base per l'intuizione. Se una situazione è molto, molto turbolenta, diciamo che ha scarsa validità, e non c'è alcuna base per l'intuizione... Il secondo fattore è se i decisori hanno la possibilità di ottenere un feedback sui loro giudizi, in modo che possano rafforzarli e acquisire competenze. Se questi criteri non sono soddisfatti, allora le intuizioni non saranno affidabili.

Quindi più un'interazione è prevedibile e meno "turbolenta", più accurate sono le nostre intuizioni. Non possiamo sempre massimizzare la prevedibilità delle nostre interazioni, ma possiamo essere più sensibili al livello di "turbolenza" che stiamo vivendo e ricordare a noi stessi di sfidare le nostre intuizioni in quelle condizioni.

Intuitivamente possiamo sentire la necessità di un po’ di humour e aspettiamo un sorriso o una risata per testare la nostra teoria. Sentiamo intuitivamente il bisogno del contatto visivo e aspettiamo di vedere se è ricambiato. Apriamo intuitivamente le nostre bocche per intervenire e aspettiamo di vedere se l'altra persona si interrompe. La sfida è avere la capacità mentale di monitorare questi "test" e imparare da loro nel tempo, pur mantenendo il contatto interpersonale.

Il che ci porta alla terza conversazione, il Dialogo Interiore che manteniamo con noi stessi per valutare la nostra efficacia negli altri due settori. Questo dialogo deve avvenire al giusto "volume". Se è troppo basso, ci mancheranno spunti che ci dicono di cambiare rotta e modificare il nostro comportamento per avere l'effetto desiderato. Ma se è troppo alto, saremo paralizzati dall'autocoscienza e incapaci di agire in modo fluido e naturale.

Quando iniziamo ad assorbire più dati dal Film Muto, spesso il volume del Dialogo Interno si alza, e la cacofonia risultante può essere travolgente. Ricordo bene le mie prime sessioni come coach: erano estenuanti. Lo erano in gran parte perché il mio Dialogo Interiore era una raffica continua di ansia e critica. Con la pratica ho poi trovato la manopola del volume!

Quindi, nel nostro prossimo incontro, potrebbe essere utile chiederci:

  • Cosa sta avvenendo del Film Muto?
  • Come sto interpretando questi dati?
  • Quanto è prevedibile o turbolenta questa interazione, e in che modo ciò potrebbe influenzare l'accuratezza delle mie intuizioni?
  • Quali feedback sto ricevendo sulle mie intuizioni e cosa posso imparare da questi?
  • Il mio Dialogo Interiore è al volume giusto?
  • Come posso regolarlo meglio?

 

Autore: Pierpaolo Muzzolon, ACC

Volontario Area Comunicazione 2020

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