Le domande del coach che ispirano

19/11/2020 • Articoli


Quali caratteristiche devono avere le domande, con quali modalità è più corretto porle, quando è il momento giusto di farle?

Le domande sono uno degli strumenti principali di un coach professionista, dirigono l’attenzione di chi ascolta verso aree inesplorate, alla ricerca di soluzione nuove. Le domande influenzano le scelte e il modo in cui queste vengono vissute, infatti quando il coachee cambia focus, cambia anche il suo stato d’animo: la paura può diventare fiducia, la confusione può diventare lucidità, la rabbia può diventare forza.

Per un coach ICF non è sufficiente fare domande, è necessario farle con alcune accortezze.

Le domande hanno questo scopo: raccogliere informazioni su un certo tema, attivare nuovi punti di vista e riflessioni e fare in modo che il coachee elabori soluzioni e comportamenti alternativi rispetto al solito.

 

Come devono essere le domande?

Aperte. Sono le domande che iniziano con come, cosa, chi, quanto, quando, in che modo… Sono utili perché spingono il coachee ad elaborare una risposta articolata. Viceversa le domande chiuse, sono quelle che iniziano con un verbo e portano a risposte secche: sì/no.

Generative, cioè portare il coachee a focalizzarsi sulle soluzioni, invece che sulla situazione da risolvere. 

Orientate al futuro. Lo sguardo al passato è fugace, serve al coachee solo per cogliere ciò che di buono c’è stato o è servito, in modo tale da utilizzarlo anche nel presente al fine di raggiungere il futuro desiderato.

Semplici. E’ importante che il coach formuli domande chiare, pulite, non articolate o incalzanti.

Non giudicanti o retoriche. Le domande ben poste danno la possibilità a chi ascolta di descrivere e non di giustificarsi. Per poter rispondere il coachee deve accedere con serenità ai propri pensieri, organizzarli e articolarli in parole. Rispondendo alle domande, spesso le persone scoprono pensieri, convinzioni, risorse e idee che non sapevano di avere. A volte sono addirittura stupite dalle informazioni che erano rimaste inconsce fino a quel momento.

Rispettose dei tempi. Le domande sono potenti se poste nel momento giusto. Occorre aspettare e capire qual è il momento in cui il coachee è più facilmente disposto ad esplorare certi temi piuttosto che altri. Questo si fa costruendo una relazione di coaching basata sull’alleanza e sulla fiducia.

 

In ogni sessione di Coaching ci sono decine di domande diverse che il coach potrebbe fare, ognuna di queste porterebbe certamente il dialogo e i ragionamenti del coachee in una direzione del tutto diversa.

Dunque come si decide quale direzione prendere? Non c’è una risposta unica a questa domanda.

Il coach accede alle proprie intuizioni, ascolta e osserva il suo coachee mentre parla e dal suo racconto coglie l’aspetto, la sfumatura o il gesto che ritiene più utile approfondire. 

“E se come coach sbagliassi domanda?”

Non ci sono veramente domande “giuste” o “sbagliate” se il coach si mantiene eticamente all’interno del proprio ambito di competenza. Ogni domanda susciterà una reazione. Ogni reazione potrà insegnare qualcosa al coachee. Tutto sarà funzionale al processo.

Lo scopo della sessione è “far muovere” il coachee dalla situazione iniziale verso quella da lui desiderata. Quanti passi in avanti farà in ogni sessione e in quale direzione avverrà, il coach non può saperlo. Il coach va dove il coachee vuole andare, accompagnando, affiancando, stimolando e supportando il coachee, attraverso le sue domande, in una sorta di danza maieutica, un armonioso passo a due che si crea assieme.

“E se al coach non viene in mente niente? Se non sa proprio quale domanda fare?”

Può capitare, soprattutto quando si è alle prime armi. A quel punto si può passare la palla al coachee e chiedere: “Quale domanda ti faresti tu adesso? In quale direzione stiamo andando? Su cosa è più utile ragionare adesso secondo te?”

 

Inoltre per un coach è importante prestare attenzione alla qualità della sua voce. Avere una buona voce è fondamentale perché rende la conversazione fluida e piacevole, consentendo l’instaurarsi di una migliore relazione.

Concludo con una riflessione di Pino Insegno che della voce ha fatto il suo mestiere, molto utile anche per noi coach: “Sono le belle intenzioni che costruiscono la bella voce” e aggiungo: sono certa facciano belle anche le domande.

 

Autore: Francesca Di Falco, ACC

Volontario Area Comunicazione 2020

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