In una recente sessione di coaching si è parlato di “reazioni”, di “discussioni”. E ho avuto la conferma che certe dinamiche scattano al lavoro, in famiglia, con gli amici…. Quasi sempre sono collegate ai nostri valori, quindi sono difficili da gestire.
Quante volte abbiamo voluto dire qualcosa al nostro capo, che sta facendo micro-management anche da remoto? Oppure al collega, che sta “facendo il furbo”? Bisognerebbe proprio dirgli qualcosa!
Servirebbe a risolvere il problema o sarebbe solo uno sfogo (controproducente)? Siamo nel campo del feedback. Siamo anche nel campo della comunicazione non violenta di Rosemberg, ma in questo breve articolo voglio attingere alla “supportive confrontation” di David Bradford e Allen Cohen. Nel loro libro - Power Up – descrivono quattro possibili approcci a quella che io provo a tradurre in “critica costruttiva”.
In questo breve articolo parleremo solo del primo, che è anche un componente della comunicazione non violenta e potrebbe riassumersi in questa frase: “Questo è l’effetto su di me del tuo comportamento”.
Si tratta di descrivere all'altra persona l'impatto negativo che io suo comportamento sta avendo su di noi. Questo può essere più difficile di quanto sembri perché:
In realtà:
Detto questo, non si tratta di chiedere simpatia; si tratta di affermare l'impatto negativo che stiamo vivendo. Tuttavia, come scrivono Bradford e Allen, "Questo approccio funziona solo se [le nostre] reazioni motivano [l'altra persona] al cambiamento”.
Può anche succedere che l’altro si senta attaccato, si difenda e ci dica: “Questo è un tuo problema!” oppure ci etichetti come deboli o troppo sensibili. Può succedere.
Io credo che valga la pena di rischiare.
Autore: Pierpaolo Muzzolon, ACC
Volontario Area Comunicazione 2020