Ascolto Attivo: un modo efficiente per essere “presente”

10/09/2021 • Articoli


Ascoltare è un verbo che fa pensare ad un’azione legata allo “stare” più che al “fare”, un verbo che definisce un atto più passivo che attivo.

Attivo è un aggettivo che rimanda invece a parole come ad esempio azione, energia, dinamismo, intraprendenza, vivacità e operosità.

Come si può quindi far convivere questi due concetti che sembrano quasi opposti? Come si può “stare” e contemporaneamente “fare”?

 

La quinta competenza di un Coach secondo ICF è proprio l’ascolto attivo, necessario per comunicare con efficacia, definito come la capacità di concentrarsi completamente su ciò che il cliente sta dicendo e non sta dicendo, di comprendere il significato di ciò che viene detto nel contesto dei desideri del cliente e di sostenere l’espressione di sé del cliente.

È proprio in questa definizione che troviamo la risposta alla coalizione “Ascolto Attivo”, vediamola più in dettaglio.

 

Concentrarsi completamente sul cliente vuol dire dedicarsi a lui e al suo programma e non al programma che il coach ha per lui; ascoltare le sue questioni, i suoi obiettivi, i suoi valori e le convinzioni a proposito di ciò che è o non è possibile con un sano interesse, astenendosi da qualsiasi giudizio o consiglio. Il cliente deve sentirsi al sicuro e libero nel suo spazio e tempo esclusivo, senza paure né vergogne, per poter esternare ciò che ha bisogno e piacere di dire. Come coach dobbiamo abbandonare ogni proiezione o presunzione che ci porterebbe a credere di sapere dove il cliente “andrà a finire…”. La destinazione e la soluzione sono infatti di proprietà esclusiva del cliente.

Dobbiamo incoraggiare, accettare, esplorare e sostenere l’espressione di sentimenti, percezioni e suggerimenti per poi integrarli ed elaborarli.

 

Ciò che il cliente “non sta dicendo” riusciamo a coglierlo solo se ascoltiamo attivamente, abbandonando ogni pensiero che ci potrebbe distrarre. Distinguere tra le parole, il tono della voce ed il linguaggio del corpo sono capacità che richiedono impegno e concentrazione. Un’affermazione che ho fatto mia, svolgendo questa professione, è: nel suo tempo e spazio i miei pensieri bianchi verranno colorati dal mio cliente e chissà quante nuove nuances potrò scoprire! Un coach inoltre va alla scoperta del mondo dell’altro, con sana curiosità e mai per tornaconto personale.

Per accertarci di aver compreso con chiarezza il significato di ciò che viene detto, riassumiamo, reiteriamo, parafrasiamo, rispecchiamo o chiediamo conferma al cliente di quanto abbiamo inteso.

 

Come possiamo esercitare l’ascolto attivo?

Sicuramente prima di tutto dobbiamo mettere in pratica alcune cose basilari come:

  • Essere presenti, in quel momento, cedendo il proprio spazio totalmente al cliente;
  • Stare in silenzio, ascoltare e non interrompere;
  • Guardare l’altro e mostrare interesse;
  • Rispettare ed accettare, non partire col pregiudizio o quantomeno non dargli voce;
  • Essere aperti e flessibili, lasciarsi coinvolgere dal mondo del cliente. 

 

Un buon ascoltatore non si limita a vedere e sentire quel che si aspetta di vedere e sentire (atto involontario) ma è capace di guardare e ascoltare (atto volontario) in modo diverso, prestando attenzione anche ai dettagli trascurabili e fastidiosi o marginali ed irritanti; accetta serenamente di essere smentito, sorpreso e spiazzato rinunciando a controllare in primo grado la “realtà”.

Ascoltare quindi di per se è già un atto attivo per definizione, a differenza di sentire, perché richiede attenzione e tutta la persona è coinvolta. Quante volte vi sarà capitato di sentire le parole senza ascoltarle davvero? Questo può succedere perché la nostra mente pensa e parla a velocità diverse, il pensiero e le idee sono molto più veloci della parola. Se qualcuno ci parla la nostra mente è naturalmente portata ad andare oltre col pensiero per completare le frasi, commettendo così l’errore di ascoltare la mente e non ciò che ci viene detto. Abbassate quindi la manopola della velocità del pensiero per rispettare la “presenza” necessaria ad un buon coach. 

 

Sicuramente anche le emozioni giocano un ruolo determinante nell’ascolto attivo, emozioni di due mondi che entrano in contatto: quello del coach e quello del cliente. Mentre al cliente è riservato il grande diritto di mostrarle liberamente, al coach spetta il compito invece di imparare a cogliere ed esplorare quelle del cliente, comprenderne la natura, conoscerne la molteplicità, definirne la forza e l’origine: in una parola sola applicare e sviluppare la propria intelligenza emotiva.

Prima e dopo ogni sessione di coaching non dimentico mai di chiedermi: Come mi sento? Cosa provo? Cosa è cambiato nelle mie emozioni? 

Il mio state come Coach è determinante se voglio essere davvero efficace nella professione che mi sono scelta col cuore.

 

Potete provare a mettere in pratica l’ascolto attivo con chiunque ritenete valga la pena farlo e osservate con cura le differenze nel risultato.

  

Autore: Francesca Di Gioia, ACC
Volontaria di Area Comunicazione 2021

Ascolto Attivo: un modo efficiente per essere “presente”